01/03/03
Non
penso di chiedere troppo alla mia vita:
chiedo
solo un duello.
Un
solo duello che valga la pene di essere combattuto.
Non
chiedo neppure di vincerlo, e neppure la lealtà dell’avversario.
Cerco
solo un duello dove ritrovi inequivocabilmente
chi
sono o chi invece fingo di essere.
Non
mi importa vincere o perdere.
E’
fondamentale capire, se pur valendone la pena,
il
duello abbia soddisfazione e seguito
oppure
una scusa: una fuga come risposta.
Nella
vita qualche volta ho vinto qualche volta ho perso.
Ma
cosa avevo scommesso?
Quattro
noccioline?
Voglio
un avversario fortissimo, grande, invincibile.
Gli
occhi ben piantati nei miei
e
grandi motivazioni come propria fonte vitale.
Chiedo
forse troppo?
Forse
sono io che distolgo lo sguardo ogni giorno lasciando cadere la sfida?
Sinceramente
non lo so…..
Ma
una cosa mi incuriosisce e mi affascina,
forse
come la più grande sfida:
si
chiama Morte.
Forse
il fine della vita non è evitarla il più possibile
forse
il fine è giocarci insieme2, per
farci dire da lei
chi
realmente siamo dietro la maschera.
1) "cadere la sfida" sono tutte le cose che durante il giorno decidiamo più o meno consciamente di non vedere, quelle a cui ci dimentichiamo di pensare, quelle che facciamo finta di considerare inutili in modo che "non ne vale la pena" etc.
2) "giocarsi insieme" nel senso di "affrontare la morte". Dalla mia poca esperienza, vedendo affrontare la morte da parte di altre persone, penso che l'affrontarla, specie se non sopraggiunge repentina, sia forse l'indice più grande di come siamo rispetto a come pensiamo di essere.