26 giugno 2008

 

 

- Vedendo il telegiornale tutti i giorni, leggendo qualche volta giornali cartacei e aiutato a riflettere da questo torrido caldo, mi sono posto il problema della sovra popolazione carceraria, del problema dell’indulto o no, delle espulsioni o meno e… mi è venuta un’idea…

Ho però dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima di scrivere a riguardo perché la soluzione mi sembra troppo semplice, banale: troppo banale direi… E’ infatti per questo che scrivo: per farmi spiegare da qualcuno, non perché non sia mai stata attuata, ma perché mai nessun prima ne abbia parlato!

La soluzione è molto molto semplice: FAR LAVORARE I DETENUTI.

Non sto parlando di lavori forzati nella classica accezione del termine, e cioè a spaccare le pietre, ma di lavoro tecnicamente uguale a quello di chiunque altro lavoratore dipendente. Inoltre il carcere non dovrebbe essere un mezzo di recupero e reintegrazione sociale? Bene, allora nulla di meglio di 8 ore al giorno per 5 giorni la settimana, “ferie”, malattia ecc. ecc.

Vi faccio subito qualche esempio tanto per sconvolgervi ancora un po’ data la banalità dell’idea. Non ci sono soldi per costruire nuove carceri? Bene facciamole costruire a chi ci abiterà dentro. Il vitto di detenuti è una spesa per lo Stato? Facciamo coltivare, allevare dai detenuti quello, o una parte di quello che andranno a mangiare. Le paghe dei sorveglianti sono troppo basse e la loro qualità lavorativa insostenibile? Facciamo pagare il loro stipendio dai detenuti stessi tramite lo svolgimento di altri lavori agricoli o industriali.

Possibile che in Italia vada tutto così bene e non ci sia nulla da fare in modo che non serva mano d’opera a prezzo di costo? Sto pensando a quante opere incompiute si potrebbero terminare, a quante strade aggiustare o costruire, a quanti abusi edilizi sanare, a quante spiagge ripulire a tutto vantaggio della natura e del turismo.

Il denaro così “guadagnato” dal detenuto andrebbe a coprire i suoi bisogni e, il rimante surplus, prima di tutto a finanziare la Giustizia stessa, le forze dell’ordine ecc.

Pensateci bene, in questo modo oltretutto si risolverebbe anche il problema di dover tenere agli arresti domiciliari anche persone che potrebbero continuare a delinquere.  La morale diventerebbe: “Più gente c’è in galera e maggiori sono le ENTRATE (e non uscite) per lo Stato”.

Stesso discorso vale per le espulsioni il cui solo pensiero mi fa rabbrividire. NON mandiamo via le persone che delinquono in Italia e che spessissimo tornano a delinquere senza neppure essere mai usciti dai confini: facciamoli lavorare garantendone nello stesso tempo i diritti!!!

Concludo sottolineando che il detenuto, una volta uscito, avrebbe in molti casi acquisito o migliorato la propria professionalità, essendo quindi agevolato nel reinserimento nel mondo del lavoro.

Tutto questo dovrebbe ovviamente tener conto anche delle predisposizioni naturali e del lavoro fatto precedentemente all’arresto. Tanto per fare un esempio chissà quanti bravi meccanici, informatici, ingegneri  o magari ottimi commercialisti ci sono in carcere (per i commercialisti ammetto di essere entrato nel campo della pura fantascienza J ).

Precedo solo una volta possibile obiezione:” … ma se certe lavori venissero svolti dai detenuti, trasformando la spesa per la giustizia in GUADAGNO della giustizia (e quindi convogliando il risparmio nella sanità, nei trasporti ecc. ecc.) non si creerebbe disoccupazione?”

Rispondo a questa domanda affermando che prima di tutto si creerebbero maggiori posti di lavoro legati proprio al controllo dei detenuti e, in secondo luogo, tutto il sistema economico ne trarrebbe vantaggi abbassando il costo globale del sistema Stato e/o aumentandone i servizi; quindi in fin dei conti tutti più o meno beneficio per tutti.

Mi riservo di scrivere “perle di saggezza” come questa anche riguardo alla prostituzione e al pizzo.

Fermatemi vi prego… J