19 aprile 2008

 

 

- Oggi vi parlerò di una cosa particolare. Di solito quando scrivo cerco descrivere il “fenomeno” che osservo senza scrivere le mie personali conclusioni ma ponendovi delle domande che, fra l’altro, il 99% delle volte, non sono neppure tanto originali.

Oggi la domanda è semplice? Perché vivere? E’ una domanda che l’Uomo si fa più o meno consciamente, dalla propria comparsa e che penso ognuno di noi si sia fatto almeno una volta nella vita.

Una volta, una mia ex vicina di casa, la quale mi sembrava piuttosto “alternativa” rispose a questa domanda con una risposta altrettanto semplice e mi disse: “ ricordati che l’ultimo giorno della vita non avrà importanza quante case hai, quante macchine hai posseduto o con quante persone sei stato a letto ma conteranno solo le persone che hai Amato… e non conta neppure chi ci ha amato ma solo chi noi abbiamo Amato…”.

Sinceramente appena aver ascoltato questa frase penso che chi l’ha pronunciata è la classica “fricchettona” e che è una fesseria pazzesca! Per essere sincero mi da quasi fastidio e mi sembrava la solita invasata di stampo Buddista, “peace&love”, canne a gò gò ecc. ecc. Poi il pensiero, come tipico del mio carattere, non mi lascia… non riesco a smettere di pensarci… mi irrita e non mi lascia.

Penso a cosa conta per me e per quali motivi mi alzo la mattina. Penso a cosa farei se vincessi al Super Enalotto: comprerei una Lamborghini, andrei di qua e li là in vacanza, poi comprerei questo e quello. Mi fermo. Sono ancora più arrabbiato di prima. Mi rendo conto che nulla mi da neppure lontanamente la sensazione della prima gita scolastica, della prima volta che sono andato in vacanza da solo, della prima volta che ho fatto sesso, della prima volta che ho guidato l’auto da solo e delle “zingarate” che facevo, con i miei compagni, quando ero poco più che adolescente. Non riesco ad ammettere questo facilmente: mi odio quasi per aver pensato queste cose. Continuo a pensare… passano i mesi…

Tutto quello che ho scritto sopra non ha in realtà alcun valore: avrei voluto solo che accanto a me ci fossero solo le persone che ho Amato. Non sono tante e non ne parlo neppure né molto volentieri né spesso. Purtroppo la risposta è banale e mi ferisce. La realtà è che purtroppo non me ne frega proprio nulla della casa, nella macchina, del computer, delle vacanze, degli affari, dei vicini di casa, dei colleghi…. Mi mancano solo e solamente le persone che ho Amato e il resto non è che paglia da imballaggio intorno a quel che conta.

Quando provo a parlare di queste cose (molto raramente) a qualcuno non ricevo grosse risposte. Forse per gli altri è diverso e questo mi farebbe onestamente MOLTO MOLTO piacere per loro perché magari, il raggiungimento della loro felicità sarebbe un po’ più facile da raggiungere. Quello che vi chiedo, come un naufrago che lancia un messaggio in bottiglia, e VA BENISSIMO ANCHE ANONIMAMENTE è per quale cazzo di motivo vi alzate la mattina?

Se non riesco a parlare la Vostra lingua, non scrivo bene chiedo aiuto ad un altro “naufrago” sicuramente molto più bravo di me a trovare le parole:

 

……..

Quand'io intesi quell'anime offense,

china' il viso e tanto il tenni basso,

fin che 'l poeta mi disse: "Che pense?".

Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,

quanti dolci pensier, quanto disio

menò costoro al doloroso passo!".

Poi mi rivolsi a loro e parla' io,

e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri

a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri,

a che e come concedette Amore

che conosceste i dubbiosi disiri?".

E quella a me: "Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

Ma s'a conoscer la prima radice

del nostro amor tu hai cotanto affetto,

dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fiate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser basciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante".

Mentre che l'uno spirto questo disse,

l'altro piangea; sì che di pietade

io venni men così com'io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

 

Grazie a tutti se mi avrete regalato un secondo del Vostro preziosissimo tempo.