12 marzo 2009

 

 

- Dopo molto tempo torno a scrivere riguardo un argomento sul quale non mi è proprio possibile tacere e scrivo appositamente dopo che la maggior parte della bufera è passata: sulla morte di Eluana Englaro.

Non vi starò ad annoiare sul fatto se reputo questo comportamento giusto o sbagliato ma, in questa news,  vorrei riflettere su quello che mi ha colpito più da un punto di vista psicologico/emotivo.

Per aiutarmi a spiegare quello che ha davvero attirato la mia attenzione faccio volontariamente e momentaneamente, di tutta l’erba un fascio e vi invito a pensare all’eutanasia, suicidio, sospensione dell’alimentazione, dell’idratazione ecc. ecc. Poi penso alle polemiche che ora, come storicamente, ci sono sempre state riguardo agli argomenti di cui sopra e infine, estraniandomene un attimo, un po’ come se fosse la prima volta, mi fermo a  riflettere…

Non c’è qualcosa di “strano”? Cosa c’è di “strano”? A me sembra una banalità… e cioè il fatto che se ho deciso di togliermi la vita, come e più mi piace, come e quando voglio, per i motivi più disparati, sono fatti miei. Solo fatti miei! Se per esempio un vicino di casa, un parente, un amico o un qualsiasi cittadino fuma, fa uno sport pericoloso, ha rapporti occasionali senza usare il preservativo, è 50 Kg sopra il suo peso forma e mangia fritto 4 volte la settima, fa il bagno in mare dopo mangiato ecc. ecc. cosa posso farci ?

Per inciso, sarebbe invece diverso, MOLTO diverso se per caso si guidasse con i fari spenti , oppure si fumasse in un luogo chiuso dove ci sono altre persone. In questi casi, il punto non sarebbe il fatto di mettere o meno a rischio la propria vita, ma quello di danneggiare/mettere a rischio la vita di altre persone che, a priori, non avrebbero accettato il rischio.

La mia osservazione trae quindi solo spunto dal caso Eluana ma vuole più mettere l’accento su una questione più generale.

La mia considerazione esula quindi totalmente dal fatto che il suicidio, eutanasia, sospensione dell’alimentazione ecc. ecc. sia giusta o sbagliata, ma pone l’accento sul fatto che altre persone, anche più dotte, intelligenti e colte possano prendere delle decisioni che influenzino direttamente SOLO la mia vita e che, al contrario, NON influenzano materialmente la vita delle persone circostanti.

Un comportamento diverso (e norme diverse) ci sono, per esempio, per gli animali che, alcuni di noi a torto o ragione, amano anche di più di altri essere umani.

Una discussione che può trovare una sorta di analogia, ma che in realtà io considero diversa, potrebbe essere quella sulla liberalizzazione delle droghe leggere (non argomento di questa news). La droga non danneggia altre persone se non chi ne fa uso, ma è molto molto probabile che, un drogato di eroina compia atti illegali per procurarsi la merce. Ovviamente sto parlando di droghe pesanti e non di quelle che più volte si è pensato di legalizzare ma l’esempio sopra mi è servito solo per darvi un nuovo esempio che vi aiuti a riflettere per analogia.

Come spiegare quindi questa apparente contraddizione sul fatto che un comportamento sociale, formalizzato tramite precise leggi, e spesso argomento di accese discussioni, sia sempre sulla cresta dell’onda nonostante non danneggi le persone che ci stanno accanto? Ci sarà forse una fobia inconscia e collettiva sul fatto che ci si possa privare della vita, nel momento in cui siamo più indifesi, contro la nostra volontà?

Sto sviluppando in questi giorni nuove ipotesi ma invito Voi, gentili e pazienti lettori, a darmi risposte che mi possano aiutare. Qualsiasi idea sarà ben accetta.