4 luglio 2008
- Stimolato da un’osservazione fatta da una ragazza della mail list di questo sito, riguardo la mia frase preferita dell’ultima poesia: “le cattive ragazze sono quelle brave che hanno paura si scopra essere più banali delle loro madri” proverò a spiegare brevemente cosa intendo per “cattive ragazze”.
Nella mia vita ho potuto constatare, anche grazie le storie che ho avuto, una specie di divisione della popolazione sia maschile che femminile. Considererò qui l’esempio femminile per praticità ma, ripeto, l’osservazione di applica pari pari anche all’universo maschile:
Per brave ragazze intendo tutte quelle nella loro vita saranno più o meno sessualmente fedeli, che non “romperanno le scatole” per il gusto di romperle, che si saranno sempre disponibili con il loro uomo, che difficilmente diranno no a qualsiasi cosa le si proponga o quasi… Il rovescio della medaglia è che non hanno molte idee proprie, grossi limiti in moltissimi campi, esperienze lavorative, sociali, sessuali, fantasia ecc. ecc. ridotte al minimo.
Al contrario le ragazze “cattive sono molto più divertenti, spesso estroverse, si prova verso di loro spesso anche un naturale impulso a starle accanto. Tutto con loro sembra essere divertente e soprattutto nulla è scontato: tanto per intenderci niente pranzo domenicale con la mamma… Al contrario però, tendono spesso però all’egoismo, “tirano l’acqua al loro mulino”. A molti uomini possono far paura o generare senso di competizione. Tendono anche ad apparire indipendenti e menefreghiste.